La storia delle cassette portalettere

La posta esiste sin da quando è nata la scrittura ma per usufruirne per come noi la conosciamo oggi e per la nascita delle cassette postali, bisogna prima che nel corso della storia convergano 4 punti fondamentali:

1) é necessario, naturalmente, che molti sappiano leggere e scrivere, fenomeno che solo nell’ultimo secolo ha iniziato a manifestarsi;

2) Occorre che le persone si spostino dal proprio luogo di nascita e nucleo familiare, così da rendere essenziale il contatto a distanza;

3) Devono essere facilmente reperibili materiali comodi per scrivere e su cui scrivere, si è passati infatti dall’uso del papiro e della pergamena a quello della carta;

4) Necessita qualcuno che porti la lettera a destinazione.

In questo breve excursus storico sull’evoluzione della posta troviamo la comparsa delle cassette postali. Come potersi dimenticare infatti, della vecchia ma intramontabile buca delle lettere, oggigiorno vederla è quasi impossibile, infatti la si riesce a scorgere ricoperta dall’edera o magari stracolma di volantini pubblicitari, ma in pochi sanno che proprio con questo simpatico e quasi romantico oggetto avvenne un inesorabile rivoluzione sociale. Infatti, si dava la possibilità al popolo di avere accesso al servizio postale. Per non parlare poi di quelle lettere d’amore scritte tra i soldati in guerra e le loro amate compagne, purtroppo distanti. Grazie a questa semplice ma efficace innovazione anche il mercato ottenne la spinta di cui aveva bisogno, favorendo maggiori contatti commerciali.

Vennero installate sulle pareti dei palazzi comunali, dapprima in pietra con ornamenti in metallo e con iscrizioni scolpite.

Si potevano trovare lungo le strade di grande comunicazione o nelle antiche stazioni di sosta e cambio di cavalli.

Con l’unificazione dell’Italia, anche le cassette postali subirono un aggiornamento, infatti vennero divulgate singolari regole sulla loro struttura: dovevano essere collocate esclusivamente ad 1.50m di altezza, così da salvaguardare la posta affinché non venisse danneggiata dall’acqua o prelevata fraudolentemente.

Presentavano colori molto vivaci, rendendole più riconoscibili e man mano rimpiazzarono le buche in pietra.

Verso la metà del 1800, si diffusero le collettorie, ovvero gli uffici postali periferici, che spesso si trovavano nei pressi della casa comunale. Esse dovevano possedere una buca delle lettere accessibile dall’ esterno per imbucare, così da relegare gli addetti al ritiro, i cosiddetti collettori, esclusivamente all’interno dell’ ufficio.

Il più delle volte il collettore era un dipendente comunale che svuotava le buche delle lettere nel territorio di competenza alla collettoria e contemporaneamente consegnava e raccoglieva la posta lungo il percorso dato dall’ utenza rurale.

Intorno alla fine del 1800, vide la luce anche un sistema di posta rapida, chiamata posta pneumatica: grazie all’aria compressa, attraverso una fitta rete di tubi sotterranei, il messaggio veniva letteralmente sparato dalla cassetta postale di immissione agli uffici di smistamento.

Nei primi del ‘900 invece, le cassette postali vennero impiantate sull’esterno dei “tram”, che prevedevano una fermata per la stazione ferroviaria.

Inoltre, vennero collocate vicino le farmacie o le tabaccherie, atte anche alla vendita dei francobolli.

Magari oggigiorno hanno perso la loro utilità, per l’avvento delle email e degli SMS ma le cassette postali resteranno parti indelebili della nostra storia e della nostra identità.